Tre casi molto vicini, tutti al quartiere Niguarda di Milano, in un palazzone di via Hermada. E a Bresso la paura non si placa. L'appello del Comune: attenzione nell'adoperare l'acqua calda in casa
Non ci sono solo i sei isolati a Bresso. La Procura ha raccolto le denunce e indaga su altri tre casi di legionella scoperti poco lontano dal comune a nord-est di Milano. La prima denuncia è arrivata sulla scrivania del pm Ferdinando Esposito nel novembre del 2013, la seconda lo scorso febbraio, l’ultima a giugno. Tre casi molto vicini, tutti al quartiere Niguarda di Milano, in un palazzone di via Hermada. A stare male, una donna di 77 anni, la figlia di 47 anni, il vicino di pianerottolo di 78 anni. La salute dei malati ha fatto temere il peggio: tutti e tre sono passati dal coma, prima di riprendersi e migliorare.
Dopo i tre contagi, nel condominio è all’opera una pompa di dosaggio del cloro per pulire le tubature ed eliminare il virus, mentre l’acqua è continuamente monitorata. Intanto il pm Esposito ha affidato una perizia a un infettivologo per capire la genesi della malattia nelle tre vittime. Nel fascicolo dell’indagine, proprio in attesa degli esiti della perizia che arriveranno a fine anno, è iscritto l’amministratore di condominio dello stabile con l’accusa di lesioni colpose. Prima dei contagi l’Asl aveva individuato la legionella, ma nel condominio era stato omesso di segnalarlo: anzi, era stato affisso in portineria un cartello rassicurante che escludeva la presenza del virus. Poco dopo la legionella si è manifestata nell’anziana. Ora saranno le indagini a verificare da cosa abbia avuto origine il contagio, e se ci sono responsabilità nella diffusione del virus per la cooperativa che gestisce il palazzo, per la società che distribuisce l’acqua oppure per la stessa Asl.
Intanto a Bresso la paura per il contagio di legionella non si placa. Dopo i sei casi registrati nella città alle porte di Milano, uno dei quali letali, è scattato il piano antilegionella. A morire un uomo di 78 anni, il paziente più anziano tra quelli ricoverati. L’uomo è deceduto all’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo, dove si trova anche un altro paziente. Gli altri sono ricoverati fra la Multimedica di Sesto San Giovanni, l’ospedale Niguarda e il Sacco di Milano. «I campionamenti sono cominciati già il 2 ottobre, dopo la segnalazione del primo caso, anche se i protocolli regionali e nazionali non prevedono indagini se ci si trova davanti a un singolo caso domiciliare — dice Giorgio Ciconali, direttore del Servizio igiene pubblica dell’Asl di Milano — I risultati saranno pronti lunedì».
Gli operatori sono andati nell’appartamento del primo paziente. Qui i tecnici hanno trovato la presenza del batterio nei luoghi in cui con più facilità prolifera: nei soffioni della doccia e nei lavabi, cioè nei luoghi dove c’è ristagno d’acqua, soprattutto calda. Ma nonostante i sei casi si siano registrati nel raggio di 500 metri, è tutta la città ad essere finita sotto osservazione. Acquedotto e fontane sono state passate al setaccio e sono stati prelevati una trentina di campioni. Sotto controllo, insieme con la rete idrica, sono finiti gli impianti di areazione: enormi condizionatori installati sui tetti di scuole, caserme e aziende. Le microparticelle di acqua veicolate dagli impianti di refrigerazione sono i maggiori portatori dell’agente killer.
«È qui che si annidano i maggiori pericoli — rimarca Oscar Di Marino, direttore sanitario del Bassini di Cinisello Balsamo, uno dei maggiori esperti italiani di legionella — Si tratta di un batterio da non sottovalutare. Nel 9,6 per cento dei casi è letale». Nonostante gli inviti alla calma e le continue rassicurazioni sulla «situazione sotto controllo», Asl e Comune di Bresso hanno stilato una lista di consigli. Tra questi quello di «evitare l’utilizzo della doccia e di usare precauzioni nell’utilizzo dell’acqua calda dei rubinetti di casa». Il sindaco Ugo Vecchiarelli ha già firmato un’ordinanza che obbliga a sanificare gli impianti idrici dei sei condomini (in via Ariosto, Del Duca, Didoni, Roma e Tagliabue) in cui si sono registrati i casi. Per il primo cittadino, il batterio potrebbe essersi sviluppato a causa «di alcuni lavori all’acquedotto all’inizio del paese».
Fonte La Repubblica http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/10/24/news/legionella_la_procura_indaga_su_tre_casi_a_milano_dopo_gli_episodi_e_il_decesso_a_bresso-98864464/